martedì 26 giugno 2012

sabato 23 giugno 2012

Di poeti, feste e leggende. E di un compleanno

La DuanWu Jie, o Festa delle Barche Drago, è una festa che si tiene il quinto giorno del quinto mese del calendario cinese. E infatti si chiama anche Doppio cinque.
Quest'anno cade il 23 giugno, cioè oggi. 
 
Ci sono varie leggende che raccontano com'è nata la festa, tipo cose che riguardano il solstizio, la raccolta del grano e cose così, ma ovviamente la più diffusa è la più improbabile, cioè quella che riguarda Qu Yuan, un grande poeta la cui opera è ancora oggi oggetto di studio per chi vuole conoscere l'antica cultura cinese.

Mo' ve la racconto. 

Vissuto alla corte dell'imperatore Huai nel trecento a.C. (più o meno, non fate i pignoli), Qu Yuan criticava aspramente e combatteva con le lame affilate della sua penna gli ufficiali della corte, corrotti fino al midollo, i quali per vendicarsi esercitarono la loro influenza nei confronti dell'imperatore. Costui, stremato dalle insistenze dello stuolo di ufficiali che volevano l'allontanamento di Qu come una mamma dallo stuolo di bambine che vogliono il ghiacciolo in una torrida giornata di fine giugno, cedette alla fine, e mandò in esilio il povero poeta, che per inciso era il suo amante.
La mamma invece comprò il ghiacciolo, per quanto intenso fosse il desiderio di mandare le figlie a quello stesso paese dove era stato mandato il poeta.
Il quale poeta continuò a scrivere in rima tutto il suo disappunto, ma ormai non se lo filava più nessuno, e lui poveretto andò un po' in depressione. Provò con vari tipi di analisi, dalla freudiana alla junghiana, dalla transizionale alla comportamentale. Tentò anche con quella di gruppo, ma a far gruppo con lui c'era solo il fornaio con problemi di sudorazione eccessiva, e la cosa non funzionò.
All'avvento della dinastia Qin, nel 221 a.C., non potendo sopportare la sconfitta dello Stato Chu, si gettò nel fiume MiLuo.

E si sa che i poeti suicidi hanno il loro bel fascino, sicché successe che, costernati per questo gesto estremo, che non se lo aspettava nessuno anche perché l'aveva minacciato più volte e si sa che can che abbaia non morde e a gridare al lupo poi non ti credono più, i suoi compatrioti cercarono di rimediare alla completa indifferenza in cui l'avevano lasciato da vivo sommergendolo di dimostrazioni postume di interesse, chiamarono a raccolta i pescatori che fecero il giro del fiume con le barche, gettarono le reti alla ricerca delle spoglie mortali, alcuni lessero perfino le sue poesie, ma del corpo non fu trovata traccia. Che un po' Qu Yuan se l'era presa, la verità.
Per distrarre i pesci, affinché lasciassero intatto il corpo del poeta, la gente cominciò a gettare nel fiume zongzi, uova e altro cibo.
Ecco spigato perché, il quinto giorno del quinto mese, cioè oggi, si fa una grande festa: si commemora ancora l'anniversario della morte di Qu Yuan. Il senso di colpa è duro a morire.

Quindi amore mio, lo so che per te è un brutto colpo, ma tutte quelle lanterne, i fuochi, i botti, la gente che fa festa, i bambini a casa da scuola, i dolcetti, le sbronze, non sono per te. Perché è solo un caso, Bighi mio, se oggi è anche il tuo compleanno.

Comunque adesso il modo più frequente per rinnovare la leggenda è fare una gara con le barche, mangiare zongzi e bere vino.

Le barche sono lunghe e strette e del drago hanno la testa e la coda, sono coloratissime e corrono veloci sul fiume, e i rematori scandiscono i colpi a ritmo di tamburo.

Gli zongzi sono palle di riso, mescolato a carne di maiale o verdure o uova di anatra o pasta di fagioli rossi, avvolte nelle foglie di bambù a forma di piramide e cotte al vapore. Le migliori si trovano a ZhouJiaJiao, una città sull'acqua a quaranta minuti di macchina da Shanghai, dove c'è Xiaotian Apo Zong, il più famoso venditore di zongzi. Le apo, gioè le signore che fanno manualmente gli zongzi, riescono ad avvolgerne uno ogni 15 secondi tenendo i lembi degli spaghi con i denti, e il negozio, nel periodo della festa, riesce a venderne anche trentamila al giorno (a 6 kuai l'uno. È un business).

Lo XiongHuangJiu, cioè il vino di realgar, è una bevanda tradizionale della festa delle barche drago, ed è a base di arsenico. Gli anziani sostengono che sia molto salutare, che aiuti a scacciare le influenze nefaste e che prevenga le malattie.
Alcuni recenti studi scientifici sostengono al contrario che sia piuttosto dannoso, ma nessuno ci bada.
E in effetti ci si chiede come possano mai essere credibili degli studi che non hanno nessun fondamento mitico.

giovedì 21 giugno 2012

Il fascino perverso dell'autolesionismo

- Mamma, è domani che andiamo in Italia?
- No amore, è tra due mesi.

- Mamma, domani andiamo in Italia?
- No, Gatto, ci mancano... trentadue giorni.

- Mamma, ma quand'è che partiamo per l'Italia?
- Vediamo, prendi il calendario. Conta. Uno due, tre... venti giorni.

- Mamma...
- No.
- Cosa no?
- Non è domani che partiamo per l'Italia.

Partiamo sabato.
Il viaggio è un evento piuttosto atteso
Prendiamo un bell'aeroplanino e voliamo per dodici ore, minuto più minuto meno, poi ci fermiamo un po' e prendiamo un altro aeroplanino e voliamo per un'ora.

Cosa c'è di meglio per preparasi alla partenza che una serata in relax davanti alla tv, a guardare su Discovery Channel Air Crash Investigation, il meglio dei disastri aerei degli ultimi quindici anni?

mercoledì 20 giugno 2012

Pentathlon

Corsa a ostacoli (un trenino, due bambolotti, i cubi di legno)
Salto in lungo (giù per le scale)
Arrampicata libera (su per le scale)
50 metri in 4 secondi (fiatone)
Sollevamento pesi (15 chili, more or less)

Sto pensando alle olimpiadi di Londra.
Mamma, cappa pipì detto dalla Gabbianella ha lo stesso effetto dello sparo della starter su Usain Bolt, Carl Lewis, quelli lì.

Come ti alleni nel periodo in cui togli il pannolino, non ce n'è.

martedì 19 giugno 2012

Uomini e bestie. Vademecum per una convivenza serena

Alcuni anni fa (tanti, in verità, ma lasciamo correre) si narrava la leggenda secondo la quale un turista, nell'entrare in un famoso ristorante cinese, avrebbe consegnato al cameriere il suo chow chow, temendo che potesse infastidire i commensali, e quando, terminata la cena, chiese indietro la bestiola, gli fu fatto presente che quello che restava della sua amata Peggie gli era già stato restituito nella doggy bag con contorno di patate al profumo di zenzero.

Memori di questa storiella vi domanderete di certo com'è l'approccio dei cinesi nei confronti degli animali. Son domande che non ci dormi. 
Volete sapere quali sono gli animali che potete chiedere al ristorante? Morite dalla voglia di conoscere cosa potrebbe succedere se camminando per la strada vi imbattete in una volpe o, più facilmente, in una ratto? Siete incerti se prendere il micio del vicino e farne delle fettine arrosto o lasciargli impunemente schiacciare i fiori di vetro delle vostre aiuole?
Ecco a voi il vademecum per l'approccio migliore alla fauna cinese.

Per quanto molti siano convinti che i cinesi si cibino ancora del migliore amico dell'uomo, e condannino la pietanza senza appello ritenendola barbara e incivile (e magari sono gli stessi che mangiano coniglio in salmì e pastissada de cavàl), vi tranquillizzo subito, perché la realtà oggi è un po' diversa.
Oggi tutti i cinesi sanno che avere un cane porta fortuna, sicché almeno quelli che vogliono far soldi non li mangiano più. Non solo: li trattano come piccoli bambini, vestendoli con improbabili tutine a righe e facendo loro indossare scarpe da ginnastica e sciarpe di seta. Probabile che quelli che di soldi non ne hanno proprio se ne freghino della fama di Fido e ne facciano ancora uno spezzatino al bambù, tuttavia ci sono anche altre doti che il migliore amico dell'uomo si porta appresso e che i cinesi non disdegnano: il cane, per esempio, vede i fantasmi.
Fido, a differenza di noi comuni ominidi, riesce a identificare gli spiriti, soprattutto quelli cattivi, e a mandarli via. Meglio di Cerbero, direi.
E poi, se abbaia all'alba, significa che sta per succedere qualcosa di brutto. Se continua a spaccare i cabasisi ululando come un lupo, vuol dire che qualcuno morirà a breve.
È per quello che, invece di farne intingoli col purè e manicotti e colbacchi, il chow chow se lo tengono stretto: per capire quand'è che la suocera schiatta.

Anche il gatto gode di una buona fama. Vicentini, siete avvisati. Infatti anche lui porta fortuna, se starnutisce quando ti sposi avrai un matrimonio felice e conviene trattarlo con un certo riguardo, tanto più che avendocelo sott'occhio puoi sapere con una certa sicurezza quando si sta per scatenare una tempesta (infatti il gatto appare un tantino agitato. Tipicamente si arrampica su per le tende o corre in circolo attorno al divano, ma potrebbe anche piantarti le unghie nella schiena). Quando si rilassa allora vuol dire che la tempesta è passata.
E non dite che basta guardare fuori dalla finestra.

I pipistrelli pure annunciano buona sorte, oltreché mangiarsi le zanzare tigre che minacciano la serenità delle tue serate romantiche: vantaggi di chiamarsi bian fu, quando fu in cinese vuol dire fortuna.

Volpi, donnole e ricci (ma anche serpenti e topazzi) sono entità per metà malevole e per metà divine, quindi meglio rispettarli, altrimenti ti perseguiteranno nei secoli. E qui si capisce perché la popolazione dei ratti è quattro volte quella degli uomini.
Occhio però che le donnole sono in realtà degli stregoni, che prendono il controllo della tua mente e ti fanno impazzire prima di impadronirsi della tua anima.
E pure le volpi hanno poteri straordinari: si trasformano in splendide fanciulle che ti seducono, ti tolgono la virilità e ti uccidono. Vedi tu.

Le tartarughe scacciano gli spiriti maligni (e quanti ce ne sono, di 'sti spiriti malvagi?), e se ne trovi una ti conviene lasciarla libera, perché se ci fai il brodo c'è il caso che muori istantaneamente.

Alcuni animali, però, sono privilegiati: il maiale, la pecora e il bue possono portare messaggi agli dei, a cavallo delle loro anime pure.
Il che, pensandoci, privilegia anche te, homo barbequensis, che con la scusa di una preghiera a uno qualsiasi dei numi del cielo li puoi sacrificare sulla griglia della terrazza senza sentirti troppo in colpa.

sabato 16 giugno 2012

Il sapore delle fragole

Si sono conosciuti così, che lei gli ha venduto un po' delle meravigliose fragole che aveva nel cestino, la mattina presto, mentre tornava dal lavoro.
Lui le ha chiesto di uscire, e lei ha detto di no.
Allora lui ha aspettato due giorni, ha comprato delle altre fragole, e glie l'ha chiesto di nuovo.
Lei ha detto ancora di no, ma si vedeva che non era veramente no.
Allora lui ha aspettato altri due giorni, poi le ha comprato tutte le fragole e le ha detto Oggi non devi più startene qui, vieni con me a fare colazione.
E lei finalmente ha detto sì, non solo con gli occhi, e insieme sulla panchina del parco hanno mangiato le fragole, le fragole più dolci del mondo.
Lei aveva vent'anni anni, lui ventidue.
Si sono sposati un giorno di aprile, lui vestito tutto di bianco, lei con l'abito pieno di pizzi, morbido come una meringa sul suo corpo esile, aggiustato dietro con gli spilloni, e le scarpe rosse troppo grandi, perché nel negozio di fotografia non ce l'avevano le scarpe della sua misura.
Hanno decorato la porta della stanza con i fiocchi rossi, ma la prima notte di nozze l'hanno passata in treno. Sopra c'è il paradiso, sotto ShuZhou e HangZhou, diceva il proverbio, e lui voleva che lei vedesse il paradiso.

Lei continuava a vendere fragole, e lui a consegnare il latte, durante la notte, con il suo carrettino.
Lui tornava sfinito, alla mattina presto, lei gli preparava il tè verde e il riso con le patate, qualche volta ci metteva dei pezzetti di pollo e dei peperoni. Gli dava un bacio, e andava a vendere le fragole, le ciliegie, le mele o le arance. Era brava, a scegliere la frutta buona.

Un giorno lei l'ha aspettato sveglia, era emozionata, felice, impaurita.
Lui l'ha abbracciata, pensando che avrebbe dovuto lavorare di più, per un po'.
Trovò da consegnare il cibo di un ristorante, i pranzi e le cene.
Il bambino è nato un giorno di maggio, era un maschio.
Lei l'ha affidato alla nonna, e ha ripreso a portare i suoi cesti di frutta al mercato, lui sempre a consegnare le bottiglie di latte, sperando che nessuno si lamentasse, sperando di non dover pagare per i vuoti mancanti, perché lui ci stava attento, non ne rompeva nemmeno uno, ma qualche volta non li trovava, fuori dalla porta, e non poteva aspettare, né suonare il campanello.
Il bambino era felice, bello come suo padre, dolce come sua madre. Giocava con una bottiglia vuota, con un rametto secco, con una pozzanghera.
Lei sognava una stanza tutta per loro, e lui avrebbe voluto poterle regalare una bicicletta, per non farle fare tutta quella strada a piedi.
Ma camminare le piaceva, tranne qualche volta che c'era vento, un vento così forte che sembrava poterla soffiare via, come una di quelle foglie grandi e sottili.

Non avrebbe voluto che accadesse. O forse sì, non lo sapeva nemmeno lei.
E quando, in quel giorno di ottobre, vide negli occhi di lui la sua stessa paura, allora ebbe la certezza che sarebbe stato meglio che non fosse mai successo.
Ma i giorni passavano, e in lei, insieme con il bambino, cresceva l'istinto di protezione, e il cuore le si gonfiava di gioia.
I sogni si trasformarono. Non erano più la stanza, la bicicletta, la giornata al parco a guardare i venditori di palloncini e di conigli. Erano una bambina che correva dietro al fratello, con le trecce corte, gli occhi neri come il buio, i piedini scalzi nell'erba.
Lui le promise che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe lavorato di più, avrebbe trovato i soldi necessari. Glielo promise con tutta l'anima, e con tutta l'anima avrebbe voluto essere sincero.

Ogni giorno speravano insieme che nessuno sapesse, che nessuno parlasse. Ogni giorno che passava aumentava la speranza. Dobbiamo solo aspettare che nasca, pensava lei. Dobbiamo avere un po' di fortuna, diceva lui.

Vennero un giorno di giugno.
Lei aveva cercato di non farsi trovare, nascondendosi nei campi, perché non avrebbe potuto nascondere il suo stato.
Mentre la portavano via, vide negli occhi di lui la paura smarrita, la rabbia, l'impotenza, la vergogna, l'umiliazione.

Quando tornò a casa, era sola.
Rimase sola per qualche giorno, senza voler parlare con nessuno, senza guardare negli occhi nessuno, mangiando solo lacrime amare.
Poi prese le ceste e andò al mercato, col cuore spezzato, col cuore ormai spento, a vendere le fragole più dolci del mondo.


**Quella raccontata qui è una storia inventata. Quella vera è qua. Se qualcosa sta cambiando, lo fa molto lentamente.

giovedì 14 giugno 2012

Il ballo di fine anno

La scuola è quasi finita.
Ciò implica, oltre all'ansia per i prossimi due mesi di adiacenza delle pargole, una serie pressoché illimitata di spring concerts, spring performances, ballet, end-of-school parties, pranzi di ringraziamento che neanche quel famoso Day novembrino - tutti moltiplicati per due.

E allora succede che tu ci vai, alla performance, che sei anche un po' curiosa di vedere com'è davvero questa scenetta che la cucciola ti racconta a spizzichi e bocconi, e di sentire com'è, con la musica, la canzoncina con cui ti fracassa i timpani, diciamo così, da due mesi.
E stai lì due ore, perché la classe di tua figlia è l'ultima, a sorbirti i balletti di bimbi sconosciuti, che cantano canzoni di cui non capisci una parola e recitano con l'entusiasmo di una trota al sale, e poi alla fine la guardi, la tua bambina di rosa vestita, mentre batte due colpi sul tamburo, Bam Bam, anzi tre, Bam Bam Bam, fine dell'interpretazione, e però ti tocca filmarla tutta, ché altrimenti la cucciola se la prende, che non può far vedere al papy lo show.

Oppure succede che quando arrivi c'è la sala strapiena, un caldo della madonna, neanche un buco per sedersi, anzi no, c'è un posto in piedi nell'angolo a sinistra (cioè esattamente nell'angolo all'opposto a quello dove probabilmente si troverà tua figlia), e allora decidi che ti siedi lì per terra, però in prima fila, alla faccia di tutte le mamme laccate-pettinate-imbalsamate (e taccate) sedute in punta di chiappe sulle comode panche di legno mutuate alla chiesa metodista.
Ma ti fregano lo stesso, perché aggiungono delle sedie proprio davanti a te, che allora ci vedi peggio che dall'ultima fila ma ormai non ti puoi più muovere, incastrata lì come una cariatide tra l'americana obesa e la nonna cinese con le rughe plissettate.

E poi comincia il concerto, e Via! Tutti con la manina alzata munita di Iphone per filmare il balletto sbilenco delle bambine, il coro sbilenco dei cuccioli, il movimento sbilenco degli archetti dei violini.
E tu strabuzzi gli occhi, facendoti spazio tra quelle braccia e quei telefoni, nel vano tentativo di riconoscere la tua, di figlia, in mezzo al mucchio di uniformi e archetti e travestimenti, e poi finalmente credi di vederla, là in fondo, nell'ultima fila, ma non sei mica tanto sicura che sia lei perché le vedi solo l'orecchio destro.
Vabbè, diciamocelo, non è mica tanto facile riconoscere un figlio dall'orecchio destro. Voglio dire, tra almeno 650 orecchie, a occhio e croce.

E finalmente decidi che è lei, e allora prendi anche tu la tua bella macchina fotografica con lo zoom che puoi vedere anche i peli nel naso di Mister Mellors (che non sarebbe difficile nemmeno senza zoom, ma transeat), ed ecco che spunta la mamma tecnologggica, quella che gira con il tablet nella borsa e lo innalza come un trofeo proprio davanti a te, cosicché sei costretta a vedere tua figlia nello schermo 27 pollici dell'odiosa IPadella.

Ok, è finita.
No, non la scuola. È finita la teoria di performance, concerti, balletti e spring-annessi*.
La scuola, se Dio vuole, dura ancora una settimana. Poi comincia il ballo.

 
*Aggiornamento: non è proprio finita. Venerdì prossimo c'è un altro end-of-year-party. A proposito di forza del pensiero, son già stanca all'idea.
 

mercoledì 13 giugno 2012

Suggestione

Ieri mattina alle sette e mezza ho visto una ragazza che faceva una corsetta nel compound.
Era una corsa leggera, di quelle che però si vede che durano tanto.
 
La faccio anche io, ho pensato.

Oggi mi fanno male la schiena, le natiche e i polpacci.
Sto diventando suggestionabile.
Ché si sa che basta il pensiero, ma qui si esagera.

lunedì 11 giugno 2012

Idee per il fine settimana

- Fare la spesa con la BB e comprare di nascosto dal Bighi ciambelline all'uvetta e biscotti al cioccolato
- Passare il pomeriggio a comprare mobili all'Ikea, rischiare di farsi menare da un cinese per via di un posto in coda e terminare il percorso con un tour guidato del parcheggio sotterraneo
- Pensare che mancano solo due uichend alla partenza e decidere di invitare gli amici a cena, e realizzare che è stato un bene aver comprato anche cosciotti di pollo e pancetta, oltre che ciambelline e biscotti

- Andare in macchina a ZhouZhuang, cantando canzoni di Zucchero a squarciagola attraversando campagne e risaie e paludi e laghi e fiumi
- Passeggiare su e giù per i ponti e curiosare dentro le case e vedere di nascosto un uomo che si lava in una bacinella
- Lasciarsi fotografare bonariamente e rispondere ogni volta Sì, son mie tutte tre, e poi guardarle e sentirsi un po' fiera di queste tre cucciole
- Constatare con una certa sorpresa che la strega di Biancaneve è ancora viva e abita sotto mentite spoglie nel retrobottega del negozio di ventagli di ZhouZhuang
- Rinunciare a un giro in barca che avrebbe destabilizzato l'armonia familiare
- Avere l'ennesima conferma che detta armonia familiare viene comunque messa a dura prova da stanchezza e fame
- Fermarsi a mangiare fette di anguria fresca e realizzare che a volte basta poco per ristabilire l'equilibrio
- Rincorrere la Gabbianella che ha imparato a togliersi il pannolino e lo abbandona per strada, mostrando fiera le chiappette chiare
- Constatare con un certo sollievo di poter fare affidamento anche questa volta sull'effetto soporifero del viaggio in macchina 
- Preparare in fretta due pizze, benedicendo per la seconda volta in ventiquattro ore la pallosissima spesa del sabato mattina 
- Ritrovarsi finalmente in due sul divano, e mangiare un cono gelato e assaporarlo tutto e pensare che è quello che ci voleva. E non sentirsi per niente in colpa

venerdì 8 giugno 2012

Cominciamo bene

Ian è biondo, carino e sudafricano.
Lei è bionda, carina e italiana.
Tutti i giorni passano due ore a correre insieme, poi si siedono sulla panchina del parco bevendo acqua ognuno dalla sua bottiglietta.
Lui la fa salire sulla sua macchina, qualche volta, anche se non la fa guidare.
Lei si lascia accompagnare fino a casa, e lui le cammina a fianco con passo deciso.
Lei, accaldata e felice, qualche ciuffo di capelli che sfugge alla coda di cavallo, il viso arrossato, gli dice bai bai muovendo la manina e gli volta le spalle, spavalda nel suo vestitino giallo e rosso.
Lui la guarda entrare e chiudere la porta, e fuori, da solo, piange e batte i piedi perché non vuole andarsene via.
La Gabbianella ha mietuto la sua prima vittima.

lunedì 4 giugno 2012

Corpo e anima

Ero una donna in carriera.
Una di quelle con tailleur, cellulare aziendale e scarpe tacco dodici, trucco, sorriso, audacia e perseveranza (pazzia e testardaggine, direbbe qualcuno).
- Stai andando in spiaggia? Mi chiese una volta il Supercapo, che avevo una scarpina caruccia rasoterra. Mai più messe, le scarpine carucce rasoterra.
Andavo in palestra tre volte alla settimana. Poi ci scherzava, il collega.
- Se vieni con me ti alleno io, vedrai che bene che vai.

Quando non ho più potuto nascondere il pancione, il Supercapo mi guarda con la faccia incredula. - Adesso me lo vieni a dire?
Eh, adesso, sì, che non ci credo ancora manco io.
Però i tacchi li mettevo lo stesso, che tanto in motorino non fa differenza.
- Sei pazza? In motorino? Nella tua condizione?
Eh, condizione, che sarà mai, son mica malata.
Poi quando trovo la baby sitter riprendo anche ad andare in palestra.

Intanto mi compro queste décolleté nere con interno fuxia, belle proprio. In tuo onore, mia piccolina.

- Non è che ci hai preso gusto? Mi chiede il Supercapo alla seconda gravidanza.
No, è che non pensavo... certe cose capitano, alle volte. Sì, lo so che non è che capitano proprio, ma insomma...
Certo che continuo a lavorare, ho trovato una signora che è la fine del mondo, tiene le bambine una favola, appena passato il periodo obbligatorio torno in ufficio.

Adesso che non ho più il pancione posso anche prendermi quei sandali con i fiorellini e il tacco dodici, non li trovi fan-ta-sti-ci, piccolo tesoro mio?

- Ma davvero? Ancora? Beh, che sto qui a dirti, che ce le ho pure io tre femmine. Auguri, va'.
Grazie. Vedi che però non son cambiata molto, eh? In palestra? No, in effetti non ho ripreso, però magari quando saranno all'asilo, in pausa pranzo...
Il motorino non lo uso più, meglio la bicicletta, che almeno faccio un po' di movimento, e poi dai, con queste scarpe qui era anche difficile metterlo in cavalletta, il motorino. Per quanto, forse la gonna stretta non è il massimo per pedalare.
- Davvero il cesareo? Perché? Non hai provato la moxibustione, per farla girare?
Eh, no, se si è messa così ci sarà un motivo. Vuol vederlo dritto, il mondo, mica a testa in giù.
Ma quanto ci vuole per riprendersi da un cesareo? Riuscirò mai a rimettere quelle strepitose Sergio Rossi?

Intanto facciamo che mi compro queste, così rosse non ne ho nemmeno una, un bel plateau che le fa più comode, vero amoruccio?

Oddio, comode è una parola grossa. Diciamo che consente di infilarle, e fortuna che ho il trentanove di piede (sì, è vero, giuro, ho il trentanove, in un piede. Nell'altro il quaranta, ma son dettagli) ché per un tacco quindici ci vuole un piedone alla Genoveffa.

Inutile che stiate a pensare chissà che, il mio è un piede stupendo, un po' lungo ma proporzionato. È pure finito a Chicago, sulla statua della Giulietta, a sostituire quello originale ch'era bruttarello assai. C'ho il piede modello. Sai mai che un giorno possa servire, come referenza.

- Vuoi fare il capo, Wonder? Mi chiede un giorno il Supercapo. - Non è per dire, ma sei proprio adatta, per quel ruolo lì. Sono sicuro che sarai all'altezza. Ma che sto a parlare a te di altezza! Con quei tacchi poi... Haha, dai che scherzo. Allora, vuoi?

Eh.
Vorrei.
Ma non posso.
Perché.
Perché succede che quando ti senti valorizzata, quando il lavoro di anni viene riconosciuto, quando le circostanze professionali sono favorevoli, quando finalmente le aspirazioni solo immaginate diventano realtà, la realtà si mette a giocare col tuo destino, come un bimbo capriccioso, butta per aria i birilli, rimescola le carte, sposta le pedine, toglie le bacchette da sotto.
Com’è che si chiamava quest’ultimo gioco? Ah, sì, ecco. Shanghai.

E Shanghai è grande, molto grande. Immensa.
Ci perdi le giornate, a camminare.
Ci perdi i metatarsi, a stare sui tacchi.

Ma torno, eh. 
Prima o poi torno. 
Perché c'ho l'anima, con i tacchi. 


Glielo spiegate voi, alla Staccata, piccoli tesorucci della mamma? 

sabato 2 giugno 2012

Risveglio traumatico

Sabato mattina, ore 7,35

(rumore di doccia in sottofondo)
- Mamma guarda ho preparato la colazione. Però mi mancano delle cose che non ci arrivo
- Brava Bibi, adesso finisco io. Tieni, porta questi in tavola
- No chitto, no chitto
- Questo no? Non vuoi la tazza? E che vuoi? Il bicchiere è sporco, lo vuoi lo stesso?
- Ti
- E tieniti il bicchiere sporco, va', che stamattina non ho voglia di sentirti urlare. Yawn, che sonno
- Mamma, non voglio il latte
- Come non vuoi, Gatto? Lascialo lì, che magari lo bevi dopo
- Io voglio il panino con la nutella
- Ichio mamma
- La nutella no, mettici la marmellata
- Mamma atte, atte mamma
- Nel bibe? Lo vuoi nel bibe, il latte? Basta che non mi fai una crisi isterica se lo metto nel bibe. Te lo scaldo un po' che così da frigo è troppo freddo.

(profumo di caffè e passi sulle scale)
- Ecco che arriva il papà. Yawn... Dormire un po' di più al sabato mattina no, eh? Occhio che qui c'è il caffè che scotta, non toccate
- Papi papi papi
- Voglio il latte
- Non si dice voglio
- Latte pliis
- E lo volevi allora...
- Sarebbe bello avere un sacco di bebi
- È vero. Dillo alla mamma

(La Wonder si risveglia, e poi ha un mancamento. Cerca di riprendersi)
- Scusa?
- Mrs Ar sta aspettando un bebi
- … Wonder stai calma, niente panico. E soprattutto non dire una parola
- Anche Zhong Laoshi ha avuto una bebi
- Bibi, vorresti un'altra sorellina?
- Sì. Oppure un fratello, però più grande.

- Wonder rilassati, non dire niente.
- Cosci, sono accerchiata. Anche il Bighi complotta, e sfrutta delle bambine innocenti per i suoi subdoli scopi riproduttivi
- Sta solo cercando di provocarti. Tu taci. Qualunque parola potrà essere usata contro di te

- …
- …???
- …
- Allora un gatto. … o un cane. Eh, mamma?

Ecco, sì. Meglio. Che son comunque impegnativi, quegli animali lì.
Se fate le brave, ma proprio brave, vi compro un grillo. Al limite. Uno solo, per tutte e tre. Anzi, per tutti e quattro.