L'altro
giorno, mentre ero impegnata in una estenuante sessione di stiro (due
asciugamani di lino e otto magliette di riscaldamento, quattro
camicie, due lenzuola di recupero, quattro camicie, una tovaglia di
recupero, un pantalone e quattro federe per finire la cesta)
riflettevo sull'utilità delle attività manuali (principalmente per
fare ordine, ma in definitiva anche dal punto di vista psicologico) e
sul concetto di principianza, sul quale avevo avuto modo di
soffermarmi qualche tempo fa grazie all'analisi di Morelle (la quale
analisi in verità aveva per oggetto un argomento assai più
stimolante rispetto al mio. Comunque).
La prima
volta che mi hanno apostrofata con il termine principiante
l'ho presa abbastanza bene.
Ché il
fatto di cambiare una bimba in assenza di fasciatoio era una cosa cui
non ero preparata, e non mi era passato nemmeno per l'anticamera del
cervello di portare un asciugamano su cui appoggiarla.
- Tzè,
principiante..., aveva commentato scuotendo la testa e abbozzando
un sorriso quella Sorella là, forte del suo anno abbondante di
esperienza da mamma.
Ma in
effetti la definizione era giusta considerando che, a stare a quello
che dice il Sabatini Coletti, principiante è uno Che inizia
un'attività, un'arte, una professione ecc., e quindi ha poca
esperienza. E io senza dubbio lo ero, principiante, in
quell'ambito là. (Ora, invece, potrei anche definirmi esperta,
dal momento che il termine ha come primo significato Che ha
acquisito una lunga pratica in un determinato campo. Ché sette
anni e tre figlie possono definirsi una lunga pratica, la
verità).
Orbene,
durante quella impegnativa sessione di stiro pensavo tra me e me che
non potrei definirmi una stiratrice esperta, in quanto non sono una
stiratrice di professione e quindi di per sé già il termine
stiratrice risulterebbe improprio, e pur tuttavia l'esperienza
mi ha dotato di una discreta capacità stiratoria, dovuta al fatto
che già in età adolescenziale venivo introdotta a tale arte e a
periodi (fortunatamente alterni) ho avuto modo di affinare la
tecnica, sicché, sebbene tale attività non rientri nella top ten
delle mie preferenze (anche limitandosi alle incombenze casalinghe),
devo ammettere che i risultati sono piuttosto soddisfacenti.
Per darvi
un'idea, la sessione di cui sopra è durata 2 ore e 37 minuti. E già
qui possiamo fare una selezione tra chi ci capisce qualcosa circa le
tempistiche dello stiro e chi non ne ha la minima idea, essendo
principiante.
Anyway, la
riflessione sul concetto di principianza nasceva dal fatto che,
trovandomi improvvisamente nella necessità di stirare ingenti
quantitativi di biancheria e notando con una certa soddisfazione
l'ottima tempistica ottenuta nonostante la lunga assenza di
allenamento (riuscendo perfino a riconoscere il dritto dal rovescio
di quegli asciugamani di lino con l'orlo a giorno recente recupero da
un corredo di matrimonio di oltre quarant'anni fa – non si fanno
più gli orli a giorno di una volta), mi chiedevo chi sarebbe in
grado, da principiante, di affrontare anche solo un quarto di quella
sessione di stiro.
Sì, perché
uno pensa che stirare un asciugamano di lino sia cosa facile, dato
che non ci sono pieghe. È tutto dritto, che sarà mai.
E invece
l'asciugamano di lino è infido. Ché tu lo togli dallo stendino
secco e rigido come un baccalà, gli dai una bella stirata con una
botta di vapore così si ammorbidisce, poi lo volti e stiri ancora,
lo guardi e dici Va' com'è venuto bene, lo pieghi in tre e
poi in due, e poi lo riguardi e ti rendi conto che è ancora
stropicciato. Le pieghine malefiche rinvengono magicamente.
Che poi,
parliamone. Questi asciugamani di lino saranno pure raffinati, ci
fanno una bella figura nel bagno, che al confronto quelli arancioni
dell'ikea fan venire la pelle d'oca. Però, diciamocelo, non
asciugano una madonna.
E anche le
magliette, quelle bianche a maniche corte da mettere sotto le
camicie. Le facessero una volta con le cuciture che stan dritte...
Vabbè,
allora, per cominciare, per imparare a stirare, cosa gli diamo, a un
principiante?
Ecco, come
primissima cosa direi gli strofinacci da cucina. Pure gli asciugamani
di spugna son facili. I tovaglioli? Sì, bisogna solo stare attenti a
piegarli bene, tutti uguali. Le federe, anche, ma occhio ai bottoni.
La tovaglia? Mah, non è proprio semplice semplice, per via della
grandezza. Le lenzuola uguale, hanno questa difficoltà che specie
quelle matrimoniali fai fatica a rigirarle sull'asse, per non parlare
di quelle con gli angoli (che invenzione balzana). Però, insomma, un
programma di training per principianti si può trovare, mi son detta.
Perciò
pensavo, vagamente irritata, possibile che il programma di
allenamento per principianti previsto dalla tabella di
Runner's World preveda 5 chilometri di riscaldamento seguiti da 7/8
chilometri di fondo medio?
Sarebbe
come dare a uno stiratore principiante due lenzuola matrimoniali con
gli angoli per riscaldamento e sei camicie come allenamento.
Forse,
pensavo, dovremmo intenderci sul significato di principiante,
nonostante la chiara definizione del Sabatini Coletti (e anche su
quella di fondo medio, la verità. Qualcuno mi illumini,
please).
-
Runner's World? Mica devi leggere quelle riviste lì, mi ha detto
con serafica sufficienza Cognato, marito della Sorella di cui sopra,
a cui esponevo le mie perplessità sull'adeguatezza dell'allenamento
per il runner principiante. E giusto un attimo prima che il
mio cervello registrasse il suggerimento come un invito a non farmi
influenzare dal fanatismo di certi redattori: - Tu, ha
aggiunto, estraendo con noncuranza dallo scaffale due dei suoi
preziosissimi seppur datati libri sulla corsa, Tu non sei mica una
runner. Al massimo, fai un po' di jogging.
Chi si
somiglia si piglia, direbbe qualcuno.
Comunque,
adesso il quadro mi è più chiaro. In effetti, la questione è
intendersi sui termini. Però, ecco, ci sono rimasta un po' male, la
verità.
C'è di
positivo in questo che oggi nevica da due ore, non sembra avere alcuna intenzione di smettere e io, in quanto semplice jogger,
ho il vantaggio rispetto al runner (quel sofisticato) di
potermene stare a casa senza grandi sensi di colpa.